FRITTURE
Oli e grassi impiegati per friggere (cautele igienico-sanitarie)
CIRCOLARE MINISTERO
DELLA SANITÀ n. 1 deII’11
gennaio 1991. Oli e grassi Impiegati per friggere alimenti
Gli oli ed i
grassi sottoposti a trattamenti termici, quali si verificano durante la
frittura, subiscono una complessa serie di trasformazioni della loro
composizione chimica. In caso di prolungato e ripetuto uso, queste modificazioni
portano alla formazione di prodotti (volatili o non) con conseguente modifica
del valore nutrizionale e delle caratteristiche organolettiche.
La progressiva alterazione dell’olio e del
grassi durante il processo di frittura si evidenzia attraverso una serie di
cambiamenti fisico-chimici (intensiticazione del colore: scurimento, aumento
della viscosità, aumento della tendenza a formare schiuma, abbassamento del
punto di fumo).
La causa di queste modificazioni è
l’ossidazione della componente trigliceridica con formazione di perossidi,
derivati carbonilici, acidi grassi liberi e polimeri, composti volatili di varia
natura.L’entità di queste trasformazioni è
dipendente dalla temperatura e dal tempo di utilizzo, dalla presenza in tracce
di metalli che fungono da catalizzatori dell’ossidazione, dalla natura degli
alimenti posti in frittura, dalla composizione dell’olio di partenza. Le
differenze nel contenuto in acidi grassi degli oli e dei grassi sono di primaria
importanza nel determinare la stabilità al riscaldamento.
In particolare gli oli ed i grassi ad alto
grado di insaturazione (soprattutto polinsaturi) sono meno indicati, in quanto
meno stabili ai trattamenti termici prolungati e ripetuti. L’olio d’oliva,
ad esempio è da considerarsi fra quelli piü stabili.
Per prevenire possibili rischi per il
consumatore, derivanti dall’uso improprio o eccessivamente ripetuto di oli e
grassi per frittura, il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge
recante modifiche alla legge 27.1.1968, n. 35, concernente norme per il
controllo della pubblicità e del commercio dell’olio di oliva e dell’olio
di semi.
Detto disegno di legge prevede, fra l’altro,
che gli oli e i grassi e le loro miscele, utilizzati per fritture non
domestiche, non possono essere più impiegati quando abbiano raggiunto il limite
di deterioramento da fissarsi con decreto del Ministro della Sanità sentito il
Consiglio Superiore di Sanità. Con lo stesso decreto si prevede di approvare il
relativo metodo ufficiale di analisi, ai sensi dell’articolo 21 della legge 30
aprile 1962, n. 283, e successive modificazioni.
Tenuto conto che il contenuto di costituenti
polari è un buon indicatore dello stato di deterioramento, l’Istituto
superiore di sanità, che da tempo studia il problema, ritiene, in analogia a
quanto previsto dalla legislazione di altri Paesi, che sia opportuno che il
tenore di composti polari non superi 25 g/100g g negli oli e nei grassi
utilizzati per la frittura degli alimenti. Non v’è dubbio che l’approvazione del
disegno di legge in questione e l’emanazione, da parte di questo Ministero,
del relativo decreto ministeriale ancorché contribuire a migliorare la qualità
organolettica degli alimenti fritti, rappresentano un valido strumento di tutela
della salute del consumatore da rischi derivanti da usi impropri degli oli e dei
grassi nella frittura.
ALLEGATO A
RACCOMANDAZIONI
PER L’USO DEGLI OLI E DEl GRASSI PER FRITTURA
Utilizzare per la frittura solo gli oli o i grassi
alimentari idonei a tale trattamento in quanto più resistenti al calore.
Curare una adeguata preparazione degli alimenti da
friggere, evitando per quanto possibile ha presenza di acqua e l’aggiunta
di sale e spezie che accelerano l’alterazione degli oli e dei grassi. Il
sale e le spezie dovrebbero essere aggiunti all’alimento, preferibilmente,
dopo la frittura.
Evitare tassativamente che la temperatura delI’olio
superi i 180°C.Temperature superiori ai 180 °C accelerano infatti
l’alterazione degli oli e dei grassi. È opportuno quindi munire ha
friggitrice di un termostato.
Dopo la frittura è bene agevolare mediante scolatura
l’eliminazione dell’eccesso di olio assorbito dall’alimento.
Provvedere ad una frequente sostituzione degli oli e dei
grassi. Vigilare sulla qualità dell’olio durante la frittura, tenendo
presente che un olio molto usato si può già riconoscere
dall’imbrunimento, dalla viscosità e dalla tendenza a produrre fumo
durante la frittura.
Filtrare l’olio usato, se ancora atto alla frittura, su
idonei sistemi e/o sostanze inerti (coadiuvanti di filtrazione); pulire a
fondo il filtro e la vasca dell’olio. Le croste carbonizzate, i residui
oleosi -viscosi o i resti di un olio vecchio accelerano l’alterazione
dell’olio.
Evitare tassativamente la pratica della ricolmatura
(aggiunta di olio fresco all’olio usato). L’olio fresco si altera molto
più rapidamente a contatto con l’olio usato.
Proteggere gli oli ed i grassi dalla luce.
GIURISPRUDENZA
Costituisce violazione al disposto
dell’art. 5 lett.d). e 6 della legge 30 aprile 1962, n. 283, in relazione
alla circolare del Ministero della sanità, n. 1 dell’’11 gennaio 1991
produrre cibi (pesce fritto), destinato alla somministrazione diretta ai
clienti del proprio esercizio, con olio fortemente alterato (presenza di
componenti polari superiori al 25% e Kreis positiva) (Pretore di Milano,
29 aprile 1993, n. 1762/R, c. Trani; cfr. Pretore di Milano, 29
aprile 1994, dec. pen. 1763/R, c. Balzarotti).
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