Qui in
Italia, secondo Veronesi & Sala, terra del mais biologico
cancerogeno e delle foglioline di basilico mortifere, una ricerca
riscontra modificazioni al fegato, ai testicoli e al pancreas dei
topi alimentati con soia OGM.
La ricerca è stata pubblicata su più riviste scientifiche
internazionali, debitamente peer reviewed, come si conviene.
Ricapitolando,
abbiamo: l’istituto per la promozione degli OGM finanziato dalle
aziende biotech diffonde dati non rispondenti al vero, le autorità
amministrative indiane trovano che il cotone Bt produce meno, costa di
più e non porta alla riduzione di fitofarmaci. Abbiamo un mais OGM
mai autorizzato che è entrato nella catena alimentare e continua a
essere commercializzato in barba al bando. Abbiamo topi che si
ammalano mangiando mais OGM (ma gli OGM non c’entrano, sostiene
l’azienda: si sono ammalati per conto proprio).
Dal
fronte biotech, solitamente caciarone, profilo basso e nessun
commento, forse con la speranza che ci dimentichiamo velocemente di
tutto.
In Italia si scoprono modificazioni agli organi di topi alimentati con
soia OGM (che scompaiono una volta tornati a un’alimentazione non
OGM).
«Che ci sia qualcosa di diverso quando gli animali mangiano
mangime ogm o normale è vero. Quale possa essere l'impatto sulla
salute umana non lo sappiamo» dice la ricercatrice Manuela
Malatesta.
Bene,
penseranno i nostri venticinque lettori, proseguirà la ricerca e ci
darà finalmente la risposta.
Ahimè, la ricerca si concluderà a fine giugno, con il pagamento
dell’ultimo stipendio all’ultima ricercatrice rimasta.
Il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca,
infatti, ha deciso di non concedere ulteriori finanziamenti.
La
motivazione?
In
letteratura mancano lavori su rischi connessi all’uso alimentare
degli OGM, non ha senso fare ricerca in settori dove la ricerca manca:
ogni euro destinato a questi lavori sarebbe un euro sprecato.
Secondo
gli uffici di Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti, evidentemente,
l’unico modo per ottenere ricerche sui rischi connessi agli OGM è
non finanziarli.
E per ottenere dati scientificamente corretti è meglio lasciare che
la ricerca sulla sicurezza degli OGM venga svolta solo dalle aziende
che chiedono (quando se ne ricordano, Syngenta docet) la registrazione
del prodotto.
Se poi qualche topo si ammala, basta non presentare il dossier (o
sostenere ce si sono ammalati perché cagionevoli di salute)…
Roberto
Pinton
(Fonte: greenplanet.net,
giugno 2005)
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