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OGM (Le utime novità)

(Fonte: greenplanet.net, giugno 2005)

In settimana si è scoperto che i dati dell’Isaaa sulla diffusione delle coltivazioni OGM nel mondo sono taroccati (quelli dell’Africa aumentati dal 2000 al 3000%, stupidaggini; quelli degli Usa dal 5 al 9%, anche questi poca roba: dai 2 ai 3 milioni di ettari in più).
Lo stato indiano dell’Andra Pradesh vieta la vendita di semi di cotone OGM, dopo aver registrato pessime rese e l’indisponibilità di Monsanto a indennizzare gli agricoltori per le perdite subite. Anche nello stato del Maharashtra si registra un flop del cotone Bt.

In una nota al Dipartimento britannico per l'ambiente e gli affari rurali Syngenta ha ammesso che il suo mais Bt10 (quello con un fattore di resistenza agli antibiotici, venduto per errore per quattro anni, nonostante non fosse autorizzato da nessuna autorità sanitaria) è già nella catena alimentare.
E se dopo tutto il can can (l’Efsa che conferma il bando la multa di 290.000 euro, l’Ue che restringe l’importazione del mais statunitense) sarebbe stato lecito attendersi dagli esportatori Usa un atteggiamento più responsabile e qualche controllo, in Irlanda si scopre una nave carica del glutine di mais illegale, e in Giappone si è già al secondo carico inchiodato nei porti.

Se Monsanto si era rifiutata di consegnare al governo tedesco lo studio che rivela “effetti significativi" nel sangue e negli organi dei topi nutriti con il suo mais OGM Mon863 (l’azienda conferma gli effetti, ma sostiene che non dipendono dal suo mais: i topi si sono ammalati di propria iniziativa), adesso dovrà per forza esibirlo, dopo l’ordinanza del tribunale di Colonia: non può più appellarsi al segreto industriale e il rapporto confidenziale smascherato dall’Independent On Sunday” deve essere reso pubblico.

Qui in Italia, secondo Veronesi & Sala, terra del mais biologico cancerogeno e delle foglioline di basilico mortifere, una ricerca riscontra modificazioni al fegato, ai testicoli e al pancreas dei topi alimentati con soia OGM.
La ricerca è stata pubblicata su più riviste scientifiche internazionali, debitamente peer reviewed, come si conviene.

Ricapitolando, abbiamo: l’istituto per la promozione degli OGM finanziato dalle aziende biotech diffonde dati non rispondenti al vero, le autorità amministrative indiane trovano che il cotone Bt produce meno, costa di più e non porta alla riduzione di fitofarmaci. Abbiamo un mais OGM mai autorizzato che è entrato nella catena alimentare e continua a essere commercializzato in barba al bando. Abbiamo topi che si ammalano mangiando mais OGM (ma gli OGM non c’entrano, sostiene l’azienda: si sono ammalati per conto proprio).

Dal fronte biotech, solitamente caciarone, profilo basso e nessun commento, forse con la speranza che ci dimentichiamo velocemente di tutto.
In Italia si scoprono modificazioni agli organi di topi alimentati con soia OGM (che scompaiono una volta tornati a un’alimentazione non OGM).
«Che ci sia qualcosa di diverso quando gli animali mangiano mangime ogm o normale è vero. Quale possa essere l'impatto sulla salute umana non lo sappiamo» dice la ricercatrice Manuela Malatesta.

Bene, penseranno i nostri venticinque lettori, proseguirà la ricerca e ci darà finalmente la risposta.
Ahimè, la ricerca si concluderà a fine giugno, con il pagamento dell’ultimo stipendio all’ultima ricercatrice rimasta.
Il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, infatti, ha deciso di non concedere ulteriori finanziamenti.

La motivazione?

In letteratura mancano lavori su rischi connessi all’uso alimentare degli OGM, non ha senso fare ricerca in settori dove la ricerca manca: ogni euro destinato a questi lavori sarebbe un euro sprecato.

Secondo gli uffici di Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti, evidentemente, l’unico modo per ottenere ricerche sui rischi connessi agli OGM è non finanziarli.
E per ottenere dati scientificamente corretti è meglio lasciare che la ricerca sulla sicurezza degli OGM venga svolta solo dalle aziende che chiedono (quando se ne ricordano, Syngenta docet) la registrazione del prodotto.
Se poi qualche topo si ammala, basta non presentare il dossier (o sostenere ce si sono ammalati perché cagionevoli di salute)…

Roberto Pinton

(Fonte: greenplanet.net, giugno 2005)

 

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