La chimica degli oli di oliva (parte seconda).
Per
meglio comprendere la correlazione fra i valori che assumono i parametri chimici
e chimico-fisici dell'olio e la sua qualità, esaminiamo il significato di
alcuni dei parametri previsti dalla normativa.
Acidità libera
L’olio di oliva
è costituito per la quasi totalità (98-99%) da trigliceridi, cioè esteri
formati da glicerina e acidi grassi a lunga catena (prevalentemente 16 e 18
atomi di carbonio).
Una parte degli
acidi grassi, tuttavia, si trova allo stato libero (cioè non legato alla
glicerina) ed è proprio questa frazione, di solito molto piccola, che determina
l'acidità libera di un olio.
La misura
dell'acidità di un olio è probabilmente la più antica e più diffusa
determinazione cui si fa riferimento per la classificazione merceologica.
Sebbene da sola non sia sufficiente a definire compiutamente la qualità di un
olio, fornisce tuttavia elementi utili a valutare lo stato delle olive al
momento della loro trasformazione. L’aumento dell'acidità libera infatti è
dovuto essenzialmente ad un enzima specifico, la lipasi, che si trova nell'oliva
ed esercita la sua attività nel momento in cui entra in contatto con l'olio.
In condizioni
normali l'olio presente nell'oliva è contenuto in vacuoli, sorta di sacchi
intracellulari, che proteggono con una membrana ogni singola gocciolina
microscopica. Quando, per cause accidentali o per la frangitura, i vacuoli si
rompono, l'olio entra in contatto con l'enzima che esercita la sua attività
secondo lo schema:
L’azione
della lipasi può continuare anche a carico dei digliceride, liberando
ancora più acidi grassi. L’attività dell'enzima è favorita da
temperature relativamente alte e raggiunge il culmine intorno ai 35-40°C,
mentre si riduce coi discendere della temperatura fino ad arrestarsi intorno
a O°C. Comunque l'aumento dell'acidità libera di un olio può avere luogo
fin quando nel mezzo sono presenti l'enzima e l'acqua. Dunque è importante
assicurare la massima integrità delle olive sia nella fase di raccolta sia
durante il trasporto e la conservazione prima della frangitura; è poi
fondamentale la tempestività e il controllo delle condizioni termiche nelle
fasi di lavorazione della pasta e nel corso dell'estrazione, è essenziale
infine la perfetta separazione finale olio-acqua di vegetazione. Per
la legislazione un olio extra vergine deve avere una acidità libera massima
dell’1% (0,8% da novembre2003). Oli extra vergini DOP < di 0,6 %. Oli
extra vergini di alta qualità DOP o no,
non superano lo 0,3-0,4%.
Numero di perossidi
Questo
parametro misura lo stato di ossidazione dell'olio.
Tutte le sostanze grasse
sono sottoposte al fenomeno dell'ossidazione che, se non controllato e
limitato, progressivamente altera profondamente la struttura chimica dei
trigliceridi, con formazione di composti volatili dall'odore e sapore
sgradevole, il rancido (un difetto grave nella valutazione di un olio).
L'ossidazione
di un olio dipende da una serie di fenomeni che possono avvenire in due
momenti diversi, vale a dire o nel corso delle pratiche colturali, di
raccolta, stoccaggio e lavorazione delle olive; o nel corso della
conservazione dell'olio.
Lo stesso
fenomeno ha, nei due casi, origini diverse. Il numero di perossidi in un
olio fresco, appena prodotto, è dovuto all’azione catalitica di un enzima
la lipossidasi che è in grado di legare chimicamente l'ossigeno dell'aria
agli acidi grassi insaturi dei trigliceridi (ossidazione enzimatica). Come
nel caso dell'acidità libera, anche questo fenomeno è favorito dal degrado
dello stato sanitario delle olive e, in particolare, da lesioni cellulari
dei frutto che permettono il collegamento fra l'olio e l'enzima (presente
nella fase acquosa) che esercita la propria azione finché c'è contatto
dell'olio con le acque di vegetazione e ciò avviene, appunto, nelle fasi di
raccolta, stoccaggio e lavorazione delle olive. La temperatura continua a
giocare un ruolo importante nell'accelerare o rallentare l'azione
dell'enzima, seppure la lipossidasi risulta attiva anche a temperature molto
basse (-40°C). Ecco dunque la causa della scadente qualità e dell'elevato
numero di perossidi di oli ottenuti da olive, raccolte tardivamente, che
hanno subito danni da gelo.
L’olio
vergine di oliva, al pari di tutte le altre sostanze grasse, è sottoposto
comunque a fenomeni di ossidazione chimica, che non necessita dell'azione di
enzimi. La semplice presenza dell'ossigeno dell'aria può dar luogo, durante
la conservazione dell'olio, a formazione di idroperossidi, secondo un
meccanismo che prevede la formazione di radicali liberi.
Come si nota
dallo schema, la reazione, una volta iniziata, procede a catena con
formazione di nuovi radicali favorita dalla luce, dal calore e dal contatto
dell'olio sia con l'ossigeno atmosferico sia con alcuni metalli (ferro,
rame, nickel) che agiscono da catalizzatori.
Gli
idroperossidi sono molecole molto instabili la cui facile decomposizione dà
luogo alla formazione di composti volatili (aldeidi e chetoni) responsabili
dei irrancidimento.
Un olio che ha
un elevato contenuto di idroperossidi tenderà quindi, a parità di
condizioni, ad irrancidire più rapidamente di un altro che ne contiene una
quantità minore. Pertanto risulta ancora una volta l'importanza dei
rispetto delle corrette procedure di produzione, dalla coltivazione, alla
raccolta, alla frangitura, e di conservazione dell'olio, evitando che esso
sia esposto alla luce, all'aria e a temperature superiori a 16-18°C.
Fra le sostanze
grasse, tuttavia, l'olio vergine di oliva presenta una buona resistenza
all'ossidazione in ragione: della sua composizione acidica e dei suo
contenuto di antiossidanti naturali.
Come accennato,
l'ossidazione enzimatica si esplica a carico degli acidi grassi insaturi
(caratterizzati dalla presenza di doppi legami fra gli atomi di carbonio
della catena). L’olio di oliva contiene un'alta percentuale di acidi
monoinsaturi (principalmente acido oleico) e solo pochi poliinsaturi (linoleico
e linolenico). Questi ultimi assorbono l'ossigeno più velocemente dei primi
e questo spiega perché gli oli di semi, che contengono una percentuale
molto più alta di acidi poliinsaturi, si conservano meno. Inoltre l'olio
vergine di oliva possiede una buona quantità di sostanze fenoliche,
caratterizzate da un forte potere antiossidante e perciò in grado di
bloccare la formazione dei radicali liberi e perossidici secondo lo schema
seguente:
Rileviamo
quindi ulteriormente la fondamentale importanza dei contenuto in polifenoli
che caratterizza gli oli vergini di oliva e particolarmente di quelli
cosiddetti fruttati come sicuro fattore di qualità in quanto, al di là
degli aspetti specificamente organolettici, un olio vergine dall'alto
contenuto polifenolico sarà assai serbevole e contribuirà, attraverso la
sua assunzione nel nostro organismo, a combattere i fenomeni di
perossidazione lipidica che si verificano a carico delle membrane cellulari
da cui deriva l'invecchiamento dei nostri tessuti e il rischio
dell'insorgenza di neoplasie. Per la legislazione un olio extra vergine deve
avere una quantità di perossidi massima di 20 meq/O2/Kg. Oli
extra vergini DOP < di 12 meq/O2/Kg. Oli extra vergini di alta
qualità non superano gli 8-9 meq/O2/Kg di perossidi.
Analisi
spettrofotometrica
Si
è già detto che gli acidi grassi costituenti i trigliceridi presenti
nell'olio di oliva sono in parte saturi (cioè senza doppi legami), in parte
monoinsaturi (cioè con un solo doppio legame), in parte poliinsaturi (cioè
con due o tre doppi legami). In natura, la posizione dei doppi legami lungo
la catena idrocarburica degli acidi grassi è tale che fra due doppi legami
ci sono sempre due legami semplici. L'ossidazione dell'olio e, ancor più, i
trattamenti tecnologici di raffinazione provocano la cosiddetta coniugazione
dei doppi legami, vale a dire lo slittamento di una posizione da parte di un
doppio legame, in modo che fra due doppi legami viene a trovarsi un solo
legame semplice.
Il
fenomeno può essere evidenziato misurando la quantità di luce
ultravioletta che viene assorbita dall'olio: più alta sarà la quantità di
luce assorbita, maggiore sarà la concentrazione di molecole che hanno
subito coniugazione dei doppi legami. Un significativo aumento
dell'assorbimento di luce ultravioletta alla lunghezza d'onda di 232 nm
(manometri) si ha nel caso di coniugazione di due doppi legami, mentre alla
lunghezza d'onda di 270 nm si verifica l'esistenza di coniugazione di tre
doppi legami.
La
misura dell'assorbimento specifico a queste due lunghezze d'onda rivela
quindi quale alterazione abbiano subito rispettivamente l'acido linoleico e
l'acido linolenico principali poliinsaturi presenti nell'olio di oliva. La
normativa impone dei limiti a questi due parametri in quanto la coniugazione
dei doppi legami è sempre indice di alterazione dell'olio, attribuibile a
trattamenti tecnologici (raffinazione) o semplicemente a fenomeni di
ossidazione.
In
questo caso, l'aumento dell'assorbimento a 232 nm evidenze la formazione di
idroperossidi, mentre quello a 270 nm è indice di presenza di composti di
degradazione di questi ultimi (aldeidi e chetoni), e quindi di
irrancidimento in atto.
Polifenoli
Il
patrimonio polifenolico è la caratteristica più preziosa dell'olio vergine
di oliva, unico fra i grassi vegetali a esserne ricco. Tali sostanze, che
contribuiscono a conferirgli il caratteristico aroma fruttato e il gusto
piccante e amaro, sono dotate di un elevato potere antiossidante.
l'extravergine, grazie a questi componenti, è il grasso più conservabile e
dotato di più alto valore biologico. Per questi motivi, la determinazione
quanta qualitativa dei contenuto polifenolico degli oli vergini di oliva
rappresenta una delle analisi più significative ai fini della
determinazione di parametri di qualità. Oli extra vergini devono contenere
una quantità di polifenoli >
di 150 mg/kg. Oli extra vergini di alta qualità DOP o no, dovrebbero
superare questo valore. In annate medie in Umbria è possibile trovare oli
di qualità con polifenoli > di 200 mg/kg.
L’olio
di oliva come sostanza grassa
Grassi
e oli, sostanze organiche composte, principalmente, da carbonio, idrogeno e
ossigeno appartengono alla stessa classe di composti chimici, quella dei
trigliceridi, ossia una combinazione di una molecola di glicerina e di tre
molecole di acidi grassi. Nel caso, più raro, che la glicerina leghi una
sola o due molecole di acido grasso si formeranno rispettivamente i
mono-gliceridi e i di-gliceridi.
Gli
acidi grassi, la cui struttura chimica determina le caratteristiche fisiche,
organolettiche e nutrizionali della sostanza, a seconda dei tipo di legame
esistente tra gli atomi di carbonio possono essere:
-
SATURI: presentano solo legami semplici tra atomi di carbonio. Sono
caratteristici dei grassi di origine animale (burro, lardo, strutto);
-
INSATURI: presentano uno o più doppi legami all'interno della catena di
atomi di carbonio. In base alla loro struttura si differenziano in:
1)
monoinsaturi: hanno un solo doppio legame. Sono prevalenti nell'olio di
oliva;
2)
polinsaturi: hanno due o più doppi legami. Sono presenti in quantità negli
oli di semi.
*
Il
più importante degli acidi grassi dal punto di vista nutrizionale è
contenuto in percentuali diverse nei vari grassi. Una sua carenza determina:
arresto della crescita; alterazione della pelle, dei fegato, dei rene,
dell'apparato circolatorio. Un eccesso favorisce i calcoli alla bile e alla
cistifellea e può provocare la formazione di perossidi. Il suo apporto
dev'essere perciò contenuto nella giusta misura. I grassi animali ne
contengono assai poco. Gli oli di semi troppo.
La
composizione acidica di un grasso riveste notevole importanza da un punto di
vista:
1)
merceologico (distribuzione percentuale degli acidi grassi);
2)
nutrizionale (ad esempio la frazione gliceridica negli oli di oliva è
caratterizzata da un particolare equilibrio nella composizione acidica e
l'olio - sia di semi sia di oliva - è apportatore di un acido grasso
essenziale quale l'acido linoleico); apporto vitaminico; antiossidanti;
3)
organolettico (es: la sensazione di untuosità è direttamente legata al
contenuto in acidi grassi saturi).
Se
chimicamente i grassi e gli oli hanno uguale struttura si differenziano
invece nell'aspetto: a temperatura ambiente gli oli sono liquidi e i grassi
solidi. Ogni sostanza infatti ha un nesso con la temperatura che ne
determina lo stato fisico: il punto di fusione definisce la temperatura alla
quale la sostanza passa dallo stato solido a quello liquido e viceversa,
mentre con punto di ebollizione s'intende la temperatura che porta dallo
stato liquido all'aeriforme e viceversa. Per gli oli questa temperatura è
il punto di fumo.
I
grassi naturali, come olio d'oliva, non sono sostanze semplici bensì
miscele di diversi componenti elementari (trigliceridi), ciascuno dei quali
è dotato di un proprio punto di fusione e di fumo, per cui il passaggio di
stato fisico sarà diversificato e graduale. Anche le proprietà fisiche
dell'olio (viscosità, adesività, tensione superficiale, untuosità) si
modificano al variare della temperatura.
Frazione
glicerica e frazione insaponificabile (il plus dell’olio extra vergine)
L'olio
d'oliva è costituito per un 98-99% da una frazione saponificabile (gliceridica)
e per il restante 1-2% da una frazione insaponificabile (componenti
secondari). Per ciò che riguarda la composizione acidica non esiste nessuna
differenza tra olio "vergine" e olio raffinato. Tale composizione
modifica, invece, i rapporti di proporzionalità a seconda della provenienza
degli oli, della qualità delle olive e delle operazioni di lavorazione.
-Va
osservato come la frazione gliceridica, negli oli di oliva, sia
caratterizzata da un ottimo equilibrio nella composizione acidica
qualificata da un alto livello dei rapporto insaturi/saturi e in particolare
dalla sostanziale predominanza dell'acido oleico sull'acido linoleico e
linoienico, quest'ultimo presente in concentrazioni relativamente basse.
Ovviamente un extra vergine soprattutto se di alta qualità si caratterizza
per il migliore equilibrio.
Tutto
ciò ha importanti risonanze a livello nutrizionale poiché la composizione
lipidica della dieta può influire sulla regolazione dei livello di
colesterolo nel sangue, sui meccanismi di registrazione della permeabilità
cellulare e sulla formazione di radicali liberi.
Tale
osservazione, pur evidenziando parte dell'importanza nutrizionale dell'olio
di oliva, non è sufficiente a definirne l'unicità e la tipicità; tant'è
vero che al presente, il miglioramento genetico applicato a piante
oleaginose, come il girasole, sta conducendo all'ottenimento di nuove varietà
ad alto contenuto di acido oleico.
Piuttosto,
i più diretti responsabili delle prerogative ricordate (unicità e tipicità)
sono i componenti minori, più di duecento sostanze ciascuna presente in
concentrazioni infinitesimali, che conferiscono all'olio il particolare
gusto e aroma. Ciò è dovuto al fatto che l'olio di oliva è l'unico olio
vegetale ottenuto dall'intero frutto e non dai soli semi, il che gli
permette di conservare tutte le proprietà organolettiche delle olive. la
concentrazione (fino al 2%) e le proporzioni relative di questi costituenti
minori possono essere impiegate per identificare l'area di produzione di
ciascuna partita d'olio, garantendone la genuinità.
In
relazione alle loro proprietà queste sostanze si raggruppano in varie
categorie:
Steroli.
la composizione sterolica dell'olio, oltre all'aspetto nutrizionale, ha una
rilevante importanza merceologica poiché gli oli vegetali e i grassi
animali presentano una propria composizione sterolica specifica che può
contribuire alla loro caratterizzazione chimica. inoltre questi composti,
nel caso dell'oliva, non subiscono significative variazioni in relazione ai
parametri agronomici o al tipo di estrazione adottata, mentre possono essere
considerevolmente interessati dai processi di rettifica, per cui sono
importanti nella distinzione tra oli vergini e rettificati.
Composizione
aromatica dell'olio.
sostanzialmente costituita da aromi primari (esteri, alcoli terpenici,
idrocarburi) e da composti di derivazione tecnologica (aldeidi e alcoli
alifatici). Alcuni di questi costituenti aromatici, alcoli e aldeidi saturi
e insaturi, ricoprono un ruolo importante nella definizione dei flavour
(insieme delle percezioni degli stimoli gusto-olfattivi tattili e
cinestesici) degli extravergini e, facilmente, nella biochimica della nota
di "fruttato'” la componente aromatica e la frazione fenolica sono
tra i principali responsabili della diversità degli oli e delle relative
caratteristiche di tipicità.
Composti
antiossidanti. Nei
riguardi dell'attività antiossidante i tocoferoli in particolare l'alfa-tocoferolo
(vitamina E) - agiscono soprattutto quali inibitori dei pro- cessi di
ossidazione intracellulare mentre i polifenoli si adoperano nella
prevenzione dell'ossidazione dell'olio. Dunque la resistenza all'ossidazione
degli oli vergini è in netta relazione con il contenuto in polifenoli
totali. Questi, inoltre, intervengono direttamente sulle caratteristiche
organolettiche dell'olio (rendendolo molto stabile) quali responsabili della
nota di amaro e pungente che, entro certi livelli di concentrazione, risulta
positiva nella valutazione sensoriale.
Pigmenti.
Il colore degli oli vergini è legato alla presenza di clorofille e
caroteni. Le clorofille incidono direttamente sulla colorazione verde
dell'olio ma sono anche tra i principali responsabili dell'attivazione della
fotossidazione dei grasso. La colorazione gialla è invece imputabile
principalmente ai caroteni. Il beta-carotene, in particolare ha importanza
nutrizionale quale provitamina A, ma presenta un attività indiretta nel
processo di ossidazione dell'olio, infatti la sua forma ossidata essendo
chimicamente instabile si comporta da pro-ossidante.
Valore
Biologico dell’extravergine.
Che
il grasso faccia male, tout court, è un diffuso pregiudizio; chi lo afferma
dice qualcosa di scientificamente sbagliato che arreca danno alla salute e
toglie un quid importante al piacere della tavola.
La
mansione dei grassi è in prevalenza quella di fornire energia - se
l'alimentazione è equilibrata forniscono circa il 30% dei fabbisogno
energetico ma si tenga presente che le cellule per svolgere regolarmente la
loro attività hanno bisogno anche dei grassi. inoltre alcune vitamine - A
retinolo, D calciferolo, E tocoferolo, K fillochinone importanti per la
crescita, l'assimilazione dei calcio, la fertilità, la coagulazione dei
sangue, sono liposolubili, quindi non potrebbero essere assorbite senza la
presenza dei loro vettori. E sempre i grassi contribuiscono con un elevato
indice al senso di sazietà,
conferiscono a molti cibi spiccata gustosità (quindi appetibilità),
mantengono l'integrità delle membrane cellulari, forniscono gli acidi
grassi essenziali non sintetizzati dall'organismo. I grassi animali
contengono soprattutto acidi grassi saturi - principali apportatori di
colesterolo, quelli vegetali, invece, sono formati massimamente da insaturi:
tra questi l'acido linoleico è indispensabile all'organismo - sua proprietà
basilare è quella di abbassare il contenuto di colesterolo nel sangue - che
non è in grado di produrlo da solo. Ma anche un eccesso di polinsaturi è
nocivo: essendo composti instabili vanno facilmente incontro a fenomeni di
perossidazione durante i quali si producono radicali liberi, composti alta-
mente reattivi capaci d'innescare, con un effetto a catena, nuove
perossidazioni e quindi nuovi radicali liberi con influenza negativa sul
metabolismo cellulare, inducendo fenomeni d'infiammazione, invecchiamento
precoce dei tessuti e perfino cancerogenesi. La percentuale ottimale è at-
torno al 10%, suppergiù quella contenuta nell'olio di oliva. La rivalità
tra oli di semi e di oliva ha visto prevale, agli inizi degli anni settanta,
i primi, sostenuti da informazioni distorte e gonfiature pubblicitarie.
L’idea di oli "magri' veniva legata visivamente alla maggiore fluidità
e all'anemicità dei colore e la millantata "leggerezza' suggeriva una
maggiore digeribilità, indicazioni oggettivamente false.
Come
tutti i grassi alimentari di origine vegetale, data la composizione
prevalentemente lipidica, quelli di semi forniscono all'organismo umano 9
Kcal/g. Ciò significa che non esistono oli 'magri". Piuttosto, a
differenza di altri, quello di oliva è un olio molto condente e consente
quindi un consumo più limitato; inoltre resiste bene alla cottura perché
non contiene eccessi di grassi polinsaturi a catena multipla che sotto
l'azione dei calore producono sostanze tossiche. In quanto alla digeribilità,
poi, è esatta- mente l'inverso; l'olio di oliva ricco di acidi grassi
monoinsaturi risulta il più rapido a digerirsi rispetto ad altri grassi
vegetali dall'alto tenore in poli-insaturi e soprattutto rispetto ai grassi
animali costituiti quasi esclusivamente di acidi saturi.
Le
proprietà nutrizionali dell'olio di oliva sono indicate per tutte le età.
Basti pensare che è l'unico ad avere sostanzialmente la stessa composizione
dei grasso contenuto nel latte materno. Non solo condimento, l'olio di oliva
fa bene alla salute: facilita tra l'altro la funzione gastrica (effetto
colecistocinetico) e favorisce l'assorbimento delle vitamine liposolubili
(A, D, E, K). Un alto contenuto di acido oleico aiuta a tenere basso il
colesterolo totale (riducendo il livello di quello "cattivo" e
mantenendo stabili i livelli di quello "buono" che spazza via le
particelle dannose dalle pareti vascolari prevenendo la formazione di
placche aterosclerotiche), svolge azione protettiva nei confronti di cuore e
arterie, rallenta l'invecchiamento celebrale e ha funzioni preventive nei
confronti dell'arteriosclerosi.
É
ormai opinione unanime che un regime alimentare contenente molta verdure,
cereali, legumi, pesce, frutta, con un basso contenuto di acidi grassi
saturi e ricco invece di monoinsaturi influisca positivamente sulla salute
promuovendo nel contempo buona tavola e piacere.
L’olio
extravergine di oliva, oltre al prezioso acido oleico è ricco di sostanze
antiossidanti come i composti semplici idrossitirosolo e tirosolo, e
complessi, oleuropeina e ligastroside. Tali sostanze sono beneficamente
operose nel nostro organismo sia per il loro effetto antitrombotico, poiché
inibiscono l'aggregazione piastrinica, sia per la loro capacità di
stimolare la produzione nei vasi sanguigni di ossido nitrico, un gas
naturale a forte azione vasodilatatrice e antibatterica. L'attività
antiossidante dei polifenoli e della vitamina E può per di più contribuire
a bloccare l'attività dei radicali liberi, composti chimici responsabili di
processi degenerativi legati all'invecchiamento cellulare.
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